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inco01Una donna su quattro soffre di incontinenza lieve. Succede dopo un parto, in menopausa o semplicemente deriva da una particolare costituzione fisica. La causa va ricercata nel rilassamento delle fasce muscolari che compongono il pavimento pelvico. È possibile la riabilitazione attraverso semplici esercizi: la contrazione e la decontrazione volontaria e ripetuta migliora la tonicità di questi muscoli e permette di ridurre o evitare fastidiosi disturbi come l’incontinenza urinaria e il prolasso. Nonostante la pubblicità strizzi l’occhio all'incontinenza urinaria, proponendo assorbenti discreti e quasi invisibili, le donne ancora si vergognano di parlare delle "piccole perdite". Le statistiche concordano e rilevano una realtà che merita attenzione: una donna su quattro soffre di incontinenza urinaria e, con l'allungarsi della vita media, diventa sempre più frequente il prolasso, vale a dire la discesa verso il basso delle pareti vaginali, dell'utero e, in alcuni casi, della vescica e del retto. L'incontinenza urinaria è la perdita involontaria e incontrollata di urina. Una donna su dodici riferisce il sintomo al medico, ma solo il 20% esegue degli accertamenti. L'incontinenza si può manifestare in occasione di un aumento della pressione addominale come accade nel colpo di tosse, nello starnuto, nell'esercizio fisico, nel ridere, nel sollevare anche solo le borse della spesa, incontinenza da stress; oppure quando si avverte la necessità improcrastinabile di mingere, o quando aumenta la frequenza delle minzioni diurne e notturne, incontinenza da urgenza. Le due forme si possono anche presentare in modo combinato, incontinenza mista. Meno noto è che sette donne su dieci possono risolvere il problema, attraverso la riabilitazione.La regione muscolare definita pavimento pelvico è ancora oggi assai poco conosciuta. Sebbene circa il 10% delle donne vada incontro a cedimenti dell'apparato urogenitale a causa del/i parto/i, dell'invecchiamento dei tessuti deputati alla sospensione delle strutture e alla progressiva perdita di tonicità dei muscoli.

La regione del pavimento pelvico è stata a lungo ignorata principalmente per due ragioni:
• perché si tratta di un'area "nascosta" del corpo. Un'area con la quale non si instaura quel rapporto spontaneo di consapevolezza e contatto che invece si stabilisce con altre parti come per es. le mani o le gambe;
• perché i molteplici tabù culturali, l’hanno resa ancora più rimossa e dimenticata, creando una sorta di vuoto nel nostro schema corporeo.
Lo dimostra il fatto che alcune donne per stringere volontariamente i muscoli della vagina potrebbero incontrare alcune difficoltà e avere la sensazione di dover contrarre simultaneamente anche altri muscoli accessori, come addome, cosce, glutei, che nulla hanno a che vedere con il pavimento pelvico.  È per questo che, quando sono presenti disturbi, non è sufficiente "allenarsi" da sole e può essere controproducente applicare l'interruzione regolare della minzione come pratica di prevenzione senza essere seguite da una figura professionale.  Occorre rivolgersi a professionisti competenti come l'osteopata, il ginecologo, il fisiatra, l’urologo, l’ostetrica e il fisioterapista.

Da poco tempo si è cominciato a dibattere di prevenzione delle lacerazioni perineali durante il parto e delle conseguenze dell'episiotomia.
Recenti segnalazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), riferiscono che il numero totale delle episiotomie oggi effettuate eccede di gran lunga il numero di interventi di questo tipo realmente giustificato dal punto di vista clinico. Una diversa preparazione del pavimento pelvico durante il periodo della gravidanza e una più fisiologica gestione del travaglio, dei suoi tempi e delle sue modalità, potrebbe certamente contribuire a invertire tali statistiche. Questa complessa struttura muscolare risulta essere di grande importanza durante tutto l'arco della vita della donna:
• una ridotta percezione e consapevolezza del proprio perineo si traduce spesso, in ragazze giovani, in una ridotta capacità di provare piacere durante il rapporto sessuale;
• una scarsa dimestichezza con il proprio pavimento pelvico, significa progressiva e inevitabile perdita di tonicità, sensibilità e controllo, in particolare nel post parto, quando molte neo mamme si trovano a fare i conti con noiosi problemi di incontinenza;
• infine nella terza età, quando le stesse signore sperimentano per la prima volta su se stesse il significato della parola prolasso

La cura del pavimento pelvico parte dalla capacità di saperlo riconoscere e attivare spontaneamente durante ogni gesto della vita quotidiana.
Da poco tempo, purtroppo, si riconosce la giusta dignità ed efficacia ai trattamenti riabilitativi, a causa di una inadeguata informazione. Poche donne sanno che i disturbi della minzione si possono contrastare attuando una corretta e tempestiva riabilitazione e rieducazione conservativa. Approcci di buon successo che spesso sono in grado di integrare o, in alcuni casi, evitare i tradizionali interventi chirurgici o farmacologici.

Il trattamento del pavimento pelvico si basa su una serie di attività:
• apprendimento e consapevolezza della respirazione diaframmatica;
• fisiochinesiterapia, in cui il terapeuta, avvalendosi delle sue competenze, stimolerà e accompagnerà il movimento muscolare, cercando di ripristinare le corrette informazioni neuro-propriocettive;
• esecuzione di sequenze di esercizi di Kegel, in forma progressiva, inizialmente con ausili;
• controllo della contrazione dei soli muscoli che si desidera reclutare, senza la partecipazione della muscolatura accessoria;
• esercizi di tenuta, reclutamento e rilascio con ausilio di strumenti biofeedback;
• stimolazione elettrica funzionale, attraverso l'utilizzo di ausili elettromedicali;
• normalizzazione manuale con tecniche usate nel trattamento in osteopatia. Questa tecnica cerca di riportare l'equilibrio psico-fisico-sociale agendo sull'apparato muscolo scheletrico sede dei "blocchi" che provocano la "malattia". Questi blocchi, o meglio restrizioni di mobilità a livello strutturale e tissutale (tensioni), impediscono la normale circolazione dei liquidi, come il sangue, la motilità fisiologica degli organi interni, il normale scorrere dei fluidi. Attraverso diverse tecniche manuali, anche in considerazione dell'influenza dell'ambiente esterno e dell'aspetto psicologico del paziente, l'osteopata cerca di ripristinare la corretta funzionalità degli organi compromessi nella loro motilità a causa di una restrizione della mobilità. La riabilitazione è consigliata anche prima o dopo interventi chirurgici a carico degli organi pelvici, come l'isterectomia parziale o totale, la correzione di prolassi come la plastica vescicale, per migliorare l'esito dell'intervento e prevenire le complicanze e la ricomparsa del disturbo. Oggi esistono diversi approcci cosidetti " conservativi" molto efficaci e sopratutto in grado di interporre le più tradizionali strategie invasive per i disturbi pelvioperineali.

 

 

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