Risulta particolarmente utile nell’esame ecografico ostetrico e ginecologico la via di accesso transvaginale. Con questa metodica, utilizzando delle sonde ecografiche appositamente predisposte (per forma e dimensione, e per frequenza di emissione degli ultrasuoni) è possibile controllare la gravidanza nel primo trimestre con una qualità e definizione d’ immagine nettamente superiori a quanto possibile per via transaddominale.
A differenza dell’ ecografia transaddominale, per eseguire l’ ecografia transvaginale non è necessario il riempimento vescicale, anzi va eseguita a vescica vuota, con conseguente minor disagio per la paziente.Un altro vantaggio è dovuto al fatto che l’approccio transvaginale consente di aggirare l’ostacolo dovuto ad un aumentato spessore della parete addominale (obesità). In questi casi infatti la qualità d’ immagine in caso di ecografia transaddominale viene fortemente penalizzata dall’eccessivo spessore del pannicolo adiposo addominale. Per eseguire l’ecografia per via transvaginale la paziente è posta sul lettino ginecologico (come per una visita).
Il medico che esegue l’ esame introduce in vagina la sonda ecografica ricoperta da un comune condom o da una guaina coprisonda di lattice, lubrificata da una piccola quantità di gel da ultrasuoni. Anche i primi dettagli sulla morfologia fetale (polo cefalico, abbozzi degli arti) sono visualizzabili più precocemente con l’ecografia transvaginale, risultando essi visibili intorno a 8-9 settimane. Con il finire del primo trimestre per il controllo ecografico di routine della gravidanza la via transvaginale viene poi sostituita dalla via transaddominale. Nel secondo e terzo trimestre di gravidanza risulta utile il ricorso all’ ecografia transvaginale nei casi in cui si sospettino delle modificazioni precoci (raccorciamento) del collo dell’utero, come potrebbe verificarsi nei casi di minaccia d’ aborto o di parto pretermine. In questi casi infatti è possibile con l’ ecografia misurare con precisione la lunghezza del collo uterino, dall’orifizio interno, che guarda verso la cavità uterina, all’orifizio esterno, che guarda verso la vagina. In questi casi inoltre l’ ecografia può anche evidenziare un’ iniziale dilatazione dell’ orifizio uterino interno. Tali modificazioni del collo dell’ utero, valutabili con accuratezza solo con l’ ecografia transvaginale, hanno una grande importanza nel considerare l’ evoluzione della gravidanza.
Il miglioramento della qualità d’ immagine che è possibile ottenere con l’ecografia transvaginale consente una visione più precoce e più dettagliata delle prime immagini della gravidanza.
Già nel corso della quinta settimana di amenorrea (circa una settimana di ritardo rispetto alla mestruazione mancata) è possibile vedere nella cavità uterina il sacco gestazionale. Quest’ immagine compare quindi con un anticipo di circa una settimana rispetto a quanto sarebbe possibile con l’ ecografia transaddominale. Il sacco gestazionale alla fine della quinta settimana di amenorrea raggiunge il diametro di circa 1 cm, e si accresce rapidamente nei giorni successivi. Nel corso della sesta settimana di amenorrea è possibile vedere una minuta immagine dell’ embrione. Con l’ecografia transvaginale è possibile visualizzare il battito cardiaco fetale sul finire della sesta settimana, quando la dimensione dell’ embrione si avvicina ai 5 mm. (con l’ecografia transaddominale il battito cardiaco fetale sarebbe ben visualizzabile a quasi sette settimane, con un embrione della dimensione di quasi 1 cm.).